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La danza


 
Saggio Natale 2012 – Foto Antonella Cozzolino

La storia della danza moderna può essere suddivisa in tre periodi:
 
·         il periodo di rottura con il balletto classico e di ricerca, risalente alla fine del XIX secolo e inizi del XX.
 
·         il periodo di definizione delle tecniche, tra gli anni trenta e gli anni quaranta.
 
·         il periodo di innovazione, che va dal secondo dopoguerra ad oggi.
 
Bisogna fare un’ulteriore distinzione fra la danza moderna statunitense e la danza moderna centroeuropea. Grazie ai numerosi scambi culturali fra gli artisti, i rapporti fra i due continenti sono sempre rimasti costanti.
 

Il periodo di ricerca
 
All’inizio del XX secolo, il desiderio di cambiamento portò allo sviluppo di due correnti: quella dei Ballets Russes che proponeva un rinnovamento dall’interno, e quella che sosteneva la creazione di una nuova danza. Nei primi trent’anni del Novecento si assistette all’introduzione di numerose innovazioni per opera del compositore e didatta svizzero Jaques-Dalcroze, delle ballerine statunitensi Isadora Duncan e Ruth St Denis, e della tedesca Mary Wigman.
 
I primi ballerini moderni ricercavano una danza che fosse più espressiva del balletto classico. Anche alcuni coreografi di balletto, tra i quali Michel Fokine, si ispirarono alle danze di tradizioni non occidentali. Isadora Duncan, ad esempio, si sbarazzò per prima delle scarpette con le punte e del tutù. Andò in scena a Parigi nel 1900, a piedi nudi, con i capelli sciolti e vestita di un’ampia tunica poiché voleva ritrovare i gesti naturali ed esprimere le passioni imitando le movenze dei danzatori greci dell’antichità, da lei peraltro visti solamente nei musei e nei bassorilievi del Partenone ad Atene. La Duncan sosteneva che il centro propulsore di tutti i movimenti corporei risiedeva nel plesso solare, per questo motivo propose una danza in cui fosse possibile muoversi ora contrapponendosi alla forza di gravità, ora assecondandola.

 
Il periodo di definizione delle tecniche
 
La danza moderna maturò un cambiamento significativo negli anni trenta negli Stati Uniti. A New York si sviluppò la modern dance, che si distingueva per la creazione di tecniche personali che si contrapponevano alla tradizione del balletto classico. Martha Graham, Doris Humphrey, Charles Weidman e Hanya Holm vengono ricordati per le importanti innovazioni che portarono in questa nuova disciplina. Questi artisti concordavano sul fatto che la danza doveva essere finalizzata all’espressione delle emozioni, obiettivo che poteva essere raggiunto solamente con la ricerca interiore e una maggiore attenzione alle capacità del corpo.
 
L’americana Martha Graham creò una tecnica basata sul principio dell’opposizione contraction-release che si rifaceva al movimento naturale d’inspirazione ed espirazione; la sua danza è fatta di movimenti alterni di concentrazione (tramite la contraction) e diffusione dell’energia (release), di una gestualità forte e decisa, strettamente ancorata al suolo, sul quale i piedi appoggiano per intero, a differenza della danza accademica.
 
Martha Graham cercò di far rivivere nei suoi spettacoli i grandi miti tratti dalla Bibbia, dalla mitologia greca o dall’Oriente. Di solito i personaggi rappresentati erano per lo più figure femminili ritratte in momenti di grave crisi psicologica ed emotiva. I temi fondamentali delle sue creazioni erano di genere etico, legati ai drammi della società americana.

 
Il periodo d’innovazione
 
Negli anni cinquanta, i coreografi rifiutarono le componenti psicologiche e narrative tipiche della modern dance. La ragione di questa decisione era dovuta all’intenzione degli artisti di non esprimere più emozioni ma di scoprire le numerose capacità del movimento e del corpo umano. Per il ballerino ciò poteva comportare anche il recupero della tecnica della danza accademica. Questa nuova corrente fu definita formalismo o astrattismo. I suoi maggiori esponenti furono Merce Cunningham e Alwin Nikolais.
 

LA DANZA MODERNA IN ITALIA
 
A differenza dagli altri paesi, l’Italia si apre alla nuove tendenze artistiche e all’interesse per la danza moderna solamente intorno agli anni settanta, per conoscere una stagione felice durante gli anni ottanta.
 
Proprio negli anni della guerra giunge in Italia l’ungherese Aurel Milloss, il quale assumerà presto un ruolo dominante nel rinnovamento della danza italiana “ufficiale”, ma che si distinguerà per una sorta di sintesi tra accademismo neoclassico ed espressionismo tedesco non sempre riuscita e presto esteticamente superata. Nel corso degli anni cinquanta si osserva un certo rinnovato fermento: si realizzano nuovi festival e nascono nuove compagnie, quasi tutte in ambito privato. Gruppi ed esponenti significativi sono presenti specie a Torino, per poi diramarsi anche in Veneto, Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo e a Roma.
 
Tra i primissimi esempi italiani di balletto moderno, il che tuttavia non equivale sempre a danza moderna ma a una commistione tra tecnica accademica e altri elementi provenienti sia dalla “danza libera” che dalle danze etniche e folkloristiche, vanno ricordate a Torino le figure di Susanna Egri con i suoi Balletti di Susanna Egri e di Sara Acquarone, che nel 1955 fonda il Gruppo di Danza di Torino, forma di teatro-balletto-laboratorio ispirato alla danza espressionista tedesca e alla modern dance americana, che proporrà i primi lavori nel 1955. Sempre a Torino, nel 1970 nasce il Gruppo di Danza Contemporanea Bella Hutter, mentre a Vicenza viene fondato nel 1968 il Gruppo Sperimentale di Danza Libera di Franca Della Libera, e a Venezia e Mestre, a partire dal 1970, la Compagnia “Teatro Danza” di Luciana De Fanti.
 
Caso pionieristico tra i più isolati e significativi è inoltre quello di Liliana Merlo a Teramo che, pur consolidando un rapporto duraturo di collaborazione con l’Accademia Nazionale di Danza di Roma, istituzione di fatto per molto tempo piuttosto ostile a riconoscere una reale necessità di apertura nei confronti dei nuovi stili e delle nuove correnti, avvierà stages di danza moderna sin dal 1969 con Luisa Grinberg (tecnica Graham) e Juan Carlos Bellini (tecnica Humphrey-Limón) e, a partire dal 1970, realizzerà le prime produzioni di danza moderna mai viste in Abruzzo e in larga parte del centro-sud Italia, sviluppandole successivamente lungo varie direzioni, a partire dal 1976, con la sua compagnia giovanile del TBT (Teatro del Balletto di Teramo), senza tuttavia mai rompere definitivamente con la tecnica accademica del cosiddetto balletto classico.
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